12/10/2016

Siamo stati troppo in silenzio e per troppo tempo. Col rischio che si possa pensare di aver abbandonato la causa dell’Accademia dei Maestri dello Sport e della Scuola dello Sport come centro culturale e di formazione.

Niente di più sbagliato.

Il silenzio, checché se ne dica, non è mai d’oro. Ma il silenzio di “Time Out” è stato un silenzio operoso.

Quell’intervallo dedicato a quei due convegni, da 3 al 9 ottobre scorsi, che ha celebrato 50 anni della Scuola dello Sport, in cui sono stati formati ben 234 Maestri e con un ardito e stimolante raffronto con la Scuola ateniese di Aristotele e Platone, come “eccellenza” della storia e cultura dello Sport.

E, tutto ciò, alla presenza qualificante del presidente del Coni, Giovanni Malagò, e del segretario generale e Maestro del II Corso, Roberto Fabbricini. Oltre ai saluti bene auguranti del vicepresidente del Coni (in pectore), Franco Chimenti, del vice segretario generale e capo della Preparazione Olimpica, Carlo Mornati e dell’amministratore delegato della Coni Servizi S.p.A,, Alberto Miglietta.

Padroni di casa, o comunque affittuari di lusso, il presidente dell’Accademia Olimpica, Mauro Checcoli, la direttore della Scuola dello Sport, Rosanna Ciuffetti e il presidente dei Maestri, Gianfranco Carabelli.

I convegni, in cui si è discusso del “talento”, del valore della Scuola dello Sport e di “Arte e Sport”, inserito nella Sessione Olimpica, che ha tenuto a battesimo anche la discussone su “Comunicare lo sport”, hanno avuto una coda di confronto fra gli organizzatori.

Una corrente di pensiero: ha messo una pietra tombale sul ruolo dei Maestri: “Celebrati prima di essere cremati”. Altre riflessioni, invece, hanno giudicato che una così autorevole attenzione possa significare una rinnovata attenzione per coloro che sono stati l’ossatura dirigenziale e tecnica dello sport italiano.

“In media stat virtus”, scusate se mi contraddico, professando una sincera avversione per coloro che fanno ricorso alle lingue straniere, latino incluso. Ma, il richiamo ad Orazio (la virtù è nel centro), è così significante che ho violato il mio credo linguistico.

E dov’è, quello che Franco Battiato, cantautore colto e raffinato, indica come “il centro di gravità”? Sta nel bisogno che i Maestri, non da rottamare, siano gli accompagnatori nella prossima infornata “di dirigenti e super tecnici”, come ha fatto capire lo stesso Malagò, anche se altri hanno fatto finta di non intendere.

Perciò dalle colonne di questa rubrica, risvegliatasi, lancio tre messaggi:

1.    Nessuno si sogni di inaugurare la sezione “Combattenti e reduci dello Sport”;

2.   Si utilizzi come ferro di lancia l’Accademia Olimpica (AONI) per effettuare ricerche e censimenti,

3.    Si torni in campo due passi dietro i giovani da aiutare a crescere. In virtù di esperienza e capacità acquisite e che il tempo non cancella.

Perché Maestri una volta, Maestri per sempre. Riflettete gente, riflettete. Time Out è tornato.

Gianni Bondini

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