SEMINARIO A VITERBO PER DIRIGENTI SPORTIVI

16/07/2015

Lunedì 22 giugno l'Accademia dei Maestri dello Sport a Viterbo ha organizzato un esperimento nella forma di  Convegno all'Università della Tuscia. Per verificare la formazione per dirigenti delle oltre 90mila società dilettantistiche.  Quei volontari dello sport, spesso, trascurati che rappresentano  la base su cui poggia lo sport nazionale. La base si rafforza assieme a tutto lo sport. I Maestri non crescono più alla Scuola Centrale dello Sport, però, c'è sempre un gruppo di lavoro che proviene da quei ranghi. Vogliamo sfruttare ancora le loro capacità. Per questa ragione, dopo Viterbo, proporremo un pacchetto di materie per la formazione di dirigenti volontari e non "involontari" coinvolti nell'attività sportiva.

(Gianni Bondini)

 

Conservare la conoscenza per rafforzare la scienza

Ringrazio gli organizzatori di questo Convegno, in particolare il presidente Viola e il delegato per la provincia di Viterbo, Pica, per avermi invitato a illustrare le finalità dell’ Accademia dei maestri dello Sport.

La principale delle quali, per entrare subito in tema, è quella di conservare il patrimonio di conoscenze e di esperienze, quindi culturali, di una categoria di dirigenti e di tecnici che negli ultimi 30/40 anni hanno avuto l’ onore di occupare parte dei vertici delle Aree prevalentemente tecnico-dirigenziali del Coni e delle Federazioni.

Ultimo esempio è dato dallo stesso attuale Segretario Generale del Coni il quale proviene dalle fila dei MdS e è socio fondatore della stessa Accademia MdS. 

Questa breve premessa non vuole avere lo scopo di mettersi in mostra, sarebbe del tutto fuori luogo in tutti i sensi, visto che siamo ospiti nella storica e prestigiosa Aula Magna dell’ Università della Tuscia. Al contrario, vuole mettere tutti di fronte alla necessità di assumere un impegno preciso affinché il nostro tentativo di non disperdere un vero e proprio patrimonio culturale non si esaurisca in una battaglia di retroguardia . Ma che sia un progetto che guardi alla continuità e sia di supporto a chi rappresenta a pieno titolo il futuro. Si tratta di mettersi a disposizione per organizzare una sorta di staffetta generazionale.

Lo scopo ultimo è quello si salvaguardare i Ruoli Tecnici in modo tale che gli stessi vengano affidati a figure professionali specializzate, senza le quali si metterebbero a rischio, andando incontro a una specie di mutazione genetica, gli stessi scopi istituzionali degli ‘’ Enti Sportivi ‘’.

Ecco perché siamo dichiaratamente disponibili a un’ apertura dei nostri quadri associativi a tutti coloro che, anche grazie al fatto di non provenire dalla Scuola dello Sport, si sono integrati e ci hanno accompagnati, arricchendo di contenuti e di competenze la nostra bellissima e entusiasmante esperienza professionale . Già in questa occasione avremo modo di ascoltare gli interventi di alcune di queste persone (Cevoli, Bondini, Pellegrini, Tasciotti). Ma altre se ne dovranno aggiungere e con loro vorremmo fare sistema per tenere alta la qualità delle nostre attività, principalmente nell’ ambito della formazione e in quello dell’ editoria, ormai spostata verso la forma digitatale, più facilmente praticabile con le nostre poche risorse finanziarie. Inoltre, dovremmo trovare i modi più idonei per sostenere in modo sempre più convinto la ricerca e l’ innovazione nei vari campi delle scienze applicate allo sport.

Fondamentale,comunque, è il recupero dei contenuti della formazione di base la quale non dovrebbe essere la più negletta o ancor peggio quella a più bassi contenuti scientifici e culturali, confidando su presunti e del tutto illusori approfondimenti a livelli superiori e successivi. Con l’ aggravante di riservare questa formazione di base agli operatori che si dedicano ai giovani e ai giovanissimi.

Se anche la Scuola, pur con i suoi emblematici ritardi, ha compreso che gli insegnanti della scuola primaria debbono avere una formazione di livello universitario, non si capisce perché il mondo dello sport non debba fare questo passo e riservare agli operatori delle fasce giovanili un grado di formazione quanto meno pari, certamente sui contenuti specifici, a quello riservato all’ alto livello.

 Fin dai tempi della realizzazione del programma di formazione degli insegnanti della scuola primaria e della media (IEI / Treccani) si era affermato il principio secondo il quale è necessaria maggiore specializzazione specifica da parte degli operatori che lavorano con le fasce giovanili che non da parte di tutti gli altri operatori. I danni non solo tecnici, ma anche metodologici, pedagogici e didattici che si possono causare a carico dei giovani e dei giovanissimi rischiano di essere irreversibili nelle fasi successive, con grave ricaduta negativa di natura psicofisica sui soggetti interessati.

Ma non è compito mio entrare nello specifico; ci tenevo comunque a sottolineare alcune cose semplici che non sempre sono oggetto di attenzione adeguata.

Per riassumere:

° la cultura dello sport deve essere libera e aperta a tutte le intelligenze, sia in campo tecnico-metodologico sia in quello bio-medico e in quello psico-socio-pedagogico;

° la formazione di base deve essere effettivamente di base nel senso che deve poter sorreggere tutte le conoscenze successive per raggiungere la o le specializzazioni necessarie per operare in ambito tecnico, ma anche in quello dirigenziale, organizzativo o gestionale;

° è prioritario tenere viva l’ attività di ricerca e la sua’’ ancella‘’ l’ innovazione, in modo che il processo culturale e didattico progredisca con il progredire delle conoscenze e delle tecnologie;

° nel proprio ambito ogni operatore ha la possibilità di entrare in questo circuito virtuoso prendendo conoscenze dalla ricerca e restituendo nuove esperienze e nuovi dati alla ricerca medesima.

(Gianfranco Carabelli)








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