RIFORMA DELLO SPORT: LO SPORT ED IL TERRITORIO

16/11/2018

Che il CONI sia “anomalo” rispetto a tutti gli altri Comitati Olimpici lo sappiamo.

Altrettanto sappiamo che in molti hanno cercato di imitare questo modello.

Una delle caratteristiche è nella sua articolazione: la struttura centrale con il Consiglio Nazionale e con la Giunta Nazionale, organismi aperti e democratici, rappresentativi delle varie componenti dello sport, e la struttura territoriale, diffusa ovunque e comprensiva di ogni componente ma, soprattutto, caratterizzata dalla presenza attiva e fattiva di migliaia di Associazioni sportive, dalle minime dei piccoli paesi, alle grandi realtà professionistiche, guidate, in grandissima parte, dal volontariato, che è l’altra grande caratteristica del sistema sportivo italiano.


L’Italia è conosciuta come Paese dei mille campanili sotto ognuno dei quali ci sono storia, cultura, tradizioni, arte, buona cucina e sport. L’agonismo, a partire dagli antichi e tradizionali palii, si è riversato nelle società sportive che, orgogliose di rappresentare il proprio campanile, si dannano per far fare attività motoria e sportiva a tanti giovani, dato che la scuola è sorda a questa esigenza. 

Molte scuole, specie nelle piccole realtà dei territori montani, isolani, ma anche paesani e cittadini, non dispongono neppure di una struttura (palestra o altro) dove far svolgere non solo la pratica motoria in ore extra curriculari, ma neppure le ore di educazione fisica dove prevista (nelle scuole elementari, come ben sappiamo, non è nei programmi curriculari ).

In questo quadro le Associazioni sportive si sono sostituite alle Istituzioni pubbliche nel fornire ai giovani gli spazi, le conoscenze e l’organizzazione perché potessero conoscere altre realtà e praticare lo sport ai vari livelli, da quello di base fino ai vertici: quanti atleti di levatura olimpica hanno iniziato a fare sport in modeste società di piccoli paesi.

Sul territorio, lontani dalle cronache, offrono il loro servizio, gratuitamente, migliaia dirigenti volontari, di giudici e arbitri dei vari sport, garantendo così la regolarità delle competizioni e delle attività. Al loro fianco opera la giustizia sportiva che, in quanto a tempi e modalità, nulla ha a che vedere con quella ordinaria.

Naturalmente anche nell’ambito delle strutture del CONI e delle Federazioni sul territorio vige la regola democratica della elezioni dei vari e diversi rappresentanti.

Il CONI, a supporto delle società, ha una rete sul territorio fatta da Comitati Regionali e CONI point (i vecchi Comitati provinciali). Ma questa apparente semplicità non lascia neanche immaginare ciò che c’è dietro.

In ogni Comitato sono rappresentate tutte le Federazioni Sportive – una sorta di mini CONI nazionale -, pensate quante migliaia di dirigenti volontari ci sono nelle diverse province e regioni che si occupano di far funzionare (campionati, tesseramenti, attività giovanili, …) questa grande macchina che è lo sport nei territori anche più distanti dove, quando va bene, si fa attività su un campetto sterrato di calcio. I campionati provinciali e regionali sono, in molti casi, l’unica opportunità di conoscenza e confronto di ragazzi con i loro coetanei del paese vicino e lontano; questo implica trasferte (auto dei genitori, dei dirigenti, pulmini societari, ecc.), risorse umane ed economiche, organizzazione e gestione.

A proposito di gestione è bene sottolineare che i Comuni, in gravi difficoltà finanziarie e con le leggi che impongono spese obbligatorie rispetto a quelle facoltative (lo sport), non sono più in grado di gestire gli impianti sportivi e di fare la manutenzione agli stessi. Chi è venuto allora in soccorso dei Comuni? Sono state le società sportive che, sempre con il volontariato, garantiscono l’apertura e la chiusura, la pulizia e la manutenzione ordinaria con grandi risparmi per il Pubblico. La Sport & Salute SpA come interverrebbe in tutto questo?


Ma c’è altro, andiamo avanti.

Il CONI ha fatto errori? Sì, in questo caso quello di chiudere i Comitati Provinciali con tanto di Presidente eletto, di Giunta, di Consigli provinciali, sostituendoli con i CONI point ed un delegato provinciale.

I Comitati erano punto di riferimento delle Federazioni locali (sedi, servizi, concertazione di politiche sportive), delle Associazioni alle quali, in tempi di vacche grasse, venivano erogati anche premi e contributi, di Comuni con cui si era instaurato un rapporto che, in molti casi, alleviava le incombenze gestionali degli impianti: quasi sempre le società si confrontavano e si mettevano d’accordo presentando poi proposte per la distribuzione degli orari di utilizzo degli impianti sportivi e per la loro gestione, trovando formule che tenessero in equilibrio il sistema, per l’erogazione di contributi, la gestione e l’organizzazione di eventi sportivi (turismo sportivo = ricchezza per il territorio) e tanto altro. Negli ultimi anni erano stati attivati anche degli sportelli di consulenza (amministrativo-fiscale, organizzativa, medica, tecnica) in favore delle ASD che avevano apprezzato questo servizio. Questi supporti sono venuti in gran parte meno ma, con una gestione diversa, scomparirebbero del tutto.

I Comitati Regionali in molti casi hanno collaborato con le Regioni di appartenenza per fare leggi per lo sport, per l’impiantistica sportiva, per la tutela della salute (in particolare per le visite mediche di idoneità sportiva) ma anche per ambiti di salute pubblica attraverso attività per la terza età,  per i disabili, per i giovani emarginati, ecc.

Chi farebbe tutto questo se il CONI viene relegato alla solo funzione olimpica? In che tempi lo Stato (la SpA Sport & Salute) si potrebbe occupare di tutto questo? Nel frattempo si assisterebbe ad un crollo del sistema basato sul volontariato (Società, Federazioni, Comitati) che non avrebbe, nell’immediato, un valido sostituto così capace e forte da tenere in piedi il sistema dei servizi, delle gestioni, dell’organizzazione.

C’è da parte del legislatore (inteso non solo come Governo) la conoscenza di questi fenomeni e di queste preziose attività? Crediamo di no. Probabilmente, come fatto in altre occasioni, la mobilitazione sul territorio e del territorio, così come ricordavano nei giorni scorsi alcuni quotidiani, vedasi conferenze dello sport, a partire da quelle provinciali e regionali, sarebbero servite a far capire di cosa si sta trattando, sia in quantità che in qualità dei servizi, delle attività, dei bisogni; in una parola fotografare l’Italia sul territorio ovvero nelle Regioni, nei Comuni, nella ASL dove lo sport aiuta e contribuisce a far andare avanti questo Paese non solo dal punto di vista sportivo.

Si pensi al movimento economico che tutto questo mette in moto compreso l’indotto: trasporti (treni, aerei, autostrade, mezzi), ristoranti e simili, alberghi e simili, ogni giorno, ogni fine settimana, quando ci sono le gare, i campionati, disseminati, come detto, anche nei più storici borghi italiani, contribuendo, in maniera sostanziosa, al PIL nazionale.

Chi terrebbe in piedi questa rete, così viva ed attiva, così complessa e articolata, presente in tutto il territorio nazionale, che si regge anche su patti non formali e nella consapevolezza di rappresentare un grande valore per la nazione?

Ardua, difficile e complessa la risposta perché coinvolge l’intero sistema Italia che sta dietro lo sport: Regioni, Comuni, Scuole, ASL, Federazioni, Società, che perderebbe dei punti di riferimento che, fino ad oggi, sono stati solidi e, in molti casi, risolutivi, proprio perché basati sullo spirito e sull’anima generosa di centinaia di migliaia di cittadini che, con orgoglio, si sentono di rappresentare l’Italia anche quando qualche atleta o squadra sale sui podi nelle competizioni in tutto il mondo e dicono: “lassù ci siamo anche noi, abbiamo contribuito al raggiungimento di questo risultato e ne siamo fieri”.


Accademia dei Maestri dello Sport "Giulio Onesti"

TORNA ALL’INDICE DEL BLOG