MA "SPORT DI CLASSE" E' ANCORA UN PROGETTO EDUCATIVO SPORTIVO...

29/09/2021

… oppure è diventato una “APP” della Sport & Salute S.p.A. ?

“Quando il sole è al tramonto, le ombre dei nani si allungano”

(Platone, da “Il mito della Caverna” libro settimo de La Repubblica)


In premessa

Mi soffermerei intanto sull’occhiello della citazione. Ovviamente nota che vuole essere esplicitamente provocatoria in quanto metafora della vera crisi culturale attuale, quella delle competenze millantate. La citazione è da alcuni attribuita alla millenaria saggezza indiana; dalla cultura occidentale viene attribuita a Platone ne la Repubblica, in difesa di Socrate e da altri invece come opera della penna di Miguel de Cervantes Saavedra nel suo “Don Chisciotte della Mancia”, vero monumento letterario della lingua castigliana che poi sarà riconosciuta e assunta nella penisola Iberica come lingua spagnola.

Peraltro nel film Il conformista di Bernardo Bertolucci, ambientato durante il “ventennio”, un vecchio professore si serve del mito della caverna per illustrare la condizione di accecamento morale e politico prodotta dal regime dell’epoca.

Più di recente il mito platoniano costituisce lo sfondo  della narrazione nel film The Truman Show e nella Trilogia di Matrix. 

La sottile metafora racchiude in fondo la riflessione secondo la quale… quando il sole è al tramonto…nel nostro caso e nel nostro ambito, si riferisce al tramonto d’ogni approccio pedagogicamente competente, all’imbarbarimento dei saperi e al decadimento delle competenze dei poteri, al relativo impoverimento culturale conseguente al declino cui vanno incontro le grandi progettualità; mentre …l’allungamento delle ombre dei nani… denuncia l’altrettanto inevitabile imporsi di mediocri “oves boves et universa pecora” che, grazie a tale fortuita circostanza, possono finalmente pontificare dal sacro soglio dello sport a scuola tout court, non sapendo di fatto di cosa stiano parlando, in quanto mercenari lanzichenecchi sia della scuola che dello sport.


L’interrogativo del titolo

E’ quindi il caso adesso di affrontare l’inquietante interrogativo che ho posto nel titolo : ma ”Sport di Classe” è ancora un progetto sportivo educativo o è diventato semplicemente una “app” della Sport e Salute SpA? Aggiungerei un ” … oppure cosa altro ? What else ? ” E badate bene che alla fine non sarò certamente io a dare una risposta all’interrogativo. Sono e saranno, se volete, nel tempo i fatti e le circostanze che daranno risposte all’interrogativo, assieme a tutte, ma proprio tutte le proprie personali e legittime opinioni in merito.

Intanto e per fissare degli inamovibili paletti pedagogici ci si muove nell’ambito delle differenze nette tra “progetto” da una parte e “programma” dall’altra. E per fissare un altro inamovibile paletto sul piano delle attuali conoscenze  chiarisco che una “app” è un programma, forse un insieme di algoritmi allocati in una “piattaforma” e non un progetto, tantomeno un progetto educativo.

Perchè delle due l’una: o Sport di Classe è un progetto educativo sportivo come ci narrano i link e la “piattaforma” sui siti istituzionali oppure è un programma tecnico-didattico, cioè una “app” come tante altre sul mercato, così come si va di recente sempre più configurando; oppure … cosa altro ? What else? Mentre a me si rappresenta come uno dei tanti “repertori o eserciziari” dedicati.

E a proposito delle differenze (ho opportunamente usato il plurale) tra programma e progetto, (F.Tessaro – SISS-Veneto – I modelli della progettazione didattica – Teorie, processi e metodologie dell’insegnamento) ci rammenta che “Un programma è una raccolta di intenti che esprime la volontà di portare a termine delle attività per ottenere uno specifico risultato: ecco quindi che la maggior parte dei programmi si presenta come un elenco di obiettivi da raggiungere e/o azioni da svolgere.”

Ne consegue che un programma didattico:

1.    Si riferisce all’insegnamento (didassi) e considera la dimensione cognitiva come funzionale all’apprendimento degli obiettivi.

2.    Presuppone la centralità dell’adulto (che prepara le attività e, attraverso esse, trasmette conoscenze al bambino).

3.    Configura l’adulto che guida il bambino con stile direttivo a prescindere dai metodi didattici usati. Ciò in quanto un metodo didattico quale che sia non è identificabile con le tecniche in quanto la sua scelta si determina in base ad un insieme di ragioni che legittimano l’intervento didattico ed educativo, e che indicano la via che conduce all’efficacia dei processi di insegnamento-apprendimento.

4.    Ha una relazione diretta tra la presentazione di una attività e l’aspettativa di chi la propone, considerato e posto che il bambino acquisisca una competenza (raggiungendo l’obiettivo previsto dall’attività stessa).

5.    Presume uniformità tra i bambini nel raggiungimento degli obiettivi delle attività (l’adulto non interviene per aiutare il bambino “non alla pari degli altri” o “che non riesce” a raggiungere gli obiettivi in tutto o in parte).

6.    Parte da cosa l’adulto vuole sia appreso dal bambino (gli obiettivi del programma didattico) a prescindere dai diversi, singoli, unici  e personali “punti di partenza”.

Per altro verso, sempre F.Tessaro (op.cit.) ci rammenta che viceversa “Un progetto educativo è il disegno di ricerca e di azione che determina le strategie operative, le conoscenze e i saperi, i metodi e le tecniche, i sistemi di valutazione e di verifica, a partire da situazioni effettivamente analizzate e ottimizzando le risorse a disposizione. Un progetto deve essere pertinente rispondendo ai bisogni reali dell’utenza, fattibile rispetto alle risorse e praticabile in attività didattiche concrete.”

Ne consegue che un progetto educativo:

1.    Si riferisce allo sviluppo e all’apprendimento di ciascun bambino considerando tutte le dimensioni dello sviluppo: cognitive affettive relazionali e sociali.

2.    Postula la centralità del bambino (che acquisisce conoscenze, abilità e competenze  attraverso le sue esperienze, intenzionalmente predisposte dagli adulti). In tali esperienze ciascun bambino è protagonista attivo attraverso il gioco e l’esplorazione.

3.    Pretende un adulto che facilita, riconosce e avvalora quanto sta facendo ciascun bambino e apprezza il suo operato. Facilita perché interviene sul contesto attraverso la scelta degli spazi, dei tempi e dei materiali per offrire al bambino situazioni significative.

4.    Prevede che una proposta o un’esperienza può far riferimento a obiettivi molteplici, coinvolgendo più dimensioni di sviluppo. Ciascun bambino può esaltare una o più dimensioni previste, o introdurne di nuove.

5.    Privilegia l’individualizzazione e l’obliquità delle proposte didattiche: ciascun bambino può raggiungere i propri traguardi di sviluppo seguendo un percorso personale, individualizzato dall’educatore sulla base degli stili cognitivi e affettivi, tratti temperamentali e ritmi apprenditivi propri, unici e personali.

6.    Parte da cosa ciascun bambino necessita per svilupparsi armonicamente al meglio e per diventare competente.

N.B. Il punto 5) è il focus dell’azione dell’istruttore educatore, mentre il punto 6) è la chiave della costruzione stessa del Progetto Educativo.


Non conclusioni

Come ho avuto modo di esprimere quali le ragioni di una scelta pedagogicamente fondata, per quanto mi riguarda un vero progetto sportivo educativo si configura come l’insieme delle strategie, delle procedure, dei metodi, dei mezzi, dei contenuti, attraverso cui s’intende favorire l’apprendimento e la pratica in forma educativa di un modello semplificato e adattato delle discipline sportive dedicato agli alunni della Scuola Primaria e che la pedagogia fin dagli anni ‘80 ha definito come “Giocosport” (si scrive, si pensa e si realizza come “tuttaunaparola” senza trattino.)

Il destinatario finale della proposta è ciascuno dei bambini in età evolutiva primaria considerato nella sua integrità, unicità, diversità e identità antropologica, culturale e sociale.

I prerequisiti degli apprendimenti sportivi sono costituiti dallo sviluppo delle funzioni organiche, motorie, cognitive, emotive e relazionali.

L’insegnamento dei “Giocosport” si realizza attraverso l’azione educativo-didattica che dovrà essere:

•    Intenzionale sul piano educativo e formativo.

•    Progettata secondo fasi temporali a breve, medio e lungo termine.

•    Condizionata dal principio della unità ed unicità della persona.

•    Rispettosa dei tempi e dei modi individuali d’apprendimento.

•    Connotata dal clima e dall’intenzionalità ludica e sportiva.

•    Programmata secondo un rapporto insegnamento/apprendimento di tipo neo-cognitivista

Le conoscenze, le abilità e le competenze nell’ambito del progetto si conseguono attraverso l’applicazione di:

•    Stili e metodi d’insegnamento appropriati di tipo induttivo e deduttivo

•    Metodiche di allenamento di tipo multilaterale generale e orientato

•    Mezzi e contenuti ludici ad indirizzo formativo di base, ad indirizzo multidisciplinare e monodisciplinare.

La consapevole, efficace, intelligente e responsabile, azione educativo-didattica dell’educatore aiuterà i bambini a :

•    Acquisire le conoscenze utili per imparare i giocosport

•    Apprendere le abilità che occorrono per praticare diversi giocosport

•    Impadronirsi delle competenze migliori per proseguire nella pratica sportiva

Da queste affermazioni a confutazione dell’esistente “modello” che propone la Sport&Salute SpA nasce l’identità e la connotazione neo-cognitivista dell’approccio all’insegnamento ed all’apprendimento dei Giocosport, tenendo conto che, nel confronto con concezioni di segno comportamentista o funzionalista, varrebbe la pena di affrontare la questione non arroccandosi su posizioni autoreferenti e fornendo le indispensabili evidenze scientifiche e culturali a confutazione.

Ma è sul piano della narrazione tecnica e della rappresentazione didattica che se ne fa oggi che si marca la differenza, la distanza, l’appartenenza, ovvero come ormai si sostiene, il modello “app”

Ed è l’adesione o meno ad un modello di riferimento, che mette persino in discussione le libere scelte metodologico-didattiche che ogni insegnante ed ogni scuola e classe è libero di fare e che ne configura un’inquietante identità come “app” omnicomprensiva.

E a proposito di libere scelte, consentitemi in chiusura di citare una breve storia asiatica, vecchia di secoli, riportata nell’ultimo libro del compianto giornalista scrittore  Tiziano Terzani:  

” Un uomo va dal suo re che ha  fama di grande saggezza e gli chiede: “Sire, dimmi, esiste libertà di scelta nella vita? “Certo” gli risponde quello. Ad esempio “Quante gambe hai?” L’uomo sorpreso dalla domanda risponde “Due mio Signore” “E tu sei capace di stare su una?” “Certo.” “Prova allora. Decidi su quale.” L’uomo pensa un po’, poi tira su la sinistra, appoggiando tutto il peso sulla gamba destra. “Bene”, dice il re. “E ora tira su anche l’altra.” “Come? E’ impossibile mio Signore!” “Vedi? Questa è la libertà di scelta. Sei libero, ma solo di fare la prima e unica scelta. Poi non più.”  

What else? Appunto.


Fabrizio Pellegrini

Accademia dei Maestri dello Sport “Giulio Onesti“


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