IL SISTEMA UK SPORT E' IN CRISI?

07/12/2018

In alcuni articoli pubblicati su questa rivista dopo la conclusione dei Giochi Olimpici di Rio de Janeiro 2016, sull’onda dello stupore generale per i risultati ottenuti dalla Gran Bretagna,  analizzammo il loro sistema sportivo ed in particolare UK Sport. 


Ne scaturirono alcune constatazioni, sia in positivo che in negativo, soprattutto se messe a confronto con sistemi di altri paesi tra cui l’Italia.

Ne riassumiamo alcune.

Il sistema UK Sport ha la sua base nei big data e in un algoritmo che, per ciascun atleta inserito nel programma di sostegno economico, li elabora non soltanto per prevedere la possibilità di conquistare una medaglia, ma anche per fissarne gli step nella preparazione dell’evento olimpico.

Avevamo, più volte, utilizzato il termine “cinismo” per definire il metodo di UK Sport e, per noi che abbiamo un’educazione sportiva più umanistica, era difficile da comprendere la decisionalità di quel sistema: se il risultato dell’algoritmo è positivo il tuo percorso nel programma prosegue, altrimenti sei fuori e senza prova di appello.

Avevamo anche ipotizzato la possibilità che un siffatto sistema potesse entrare in crisi e ne avevamo basato le ragioni sull’assenza di considerazioni nei confronti della componente umana, psicologica, caratteriale, che incidono in modo a volte preponderante nella prestazione dell’atleta, specie nell’altissimo livello.

Avevamo apprezzato questo sistema in alcune delle sue peculiarità, soprattutto quella dei big data, ma avevamo anche rifiutato la pulsione del copia/incolla, per cui se va bene in Gran Bretagna  può andare bene anche da noi.

Avevamo, a tal proposito affermato e continuiamo a farlo, che ogni sistema è buono se adatto all’organizzazione sociale, culturale ed economica del Paese nel quale viene applicato.

Oggi abbiamo alcuni indizi che ci danno conferma che il sistema UK Sport potrebbe essere in crisi e per questo c’è un grande impegno per cercare di correggerne alcuni aspetti. Vediamoli questi indizi:

   Risultati dei Giochi Invernali di Peyongchang.

•    Dimissioni della CEO di UK Sport

•    Lancio del programma Mental Health Support

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Risultati dei Giochi Invernali Peyongchang 2018

Dopo i risultati ottenuti ai Giochi di Sochi 2014 (4 medalie: 1 O, 1 A e 2 B), eccezionali in rapporto alla storia della Gran Bretagna ai Giochi d’inverno e frutto, indubbiamente, del programma UK Sport, questi, sulla base del solito algoritmo, aveva ipotizzato all’inizio del quadriennio dei Giochi coreani di vincere un numero di medaglie compreso tra 4 e 10 fissando gli stanziamenti per ciascuna delle 6 discipline:

Bob                                 £ 5.003.476

Curling                           £ 5.655.150

Pattinaggio art.             £ 1.235.593

Velocità e short track  £ 4.764.006

Skeleton                        £ 6.549.617

Sci e snowboard          £ 5.145.293

TOTALE                        £ 28.353.135

Ricordiamo che per i Giochi Olimpici di Rio de Janeiro 2016 UK Sport aveva ipotizzato una conquista di medaglie variabile da 47 a 79 e ne aveva raggiunte 67.

A Peyongchang la Gran Bretagna ha vinto 5 medaglie (1 O 4 B). Quindi, mentre per Rio i risultati si attestavano a metà circa della “forbice”, per Peyongchang si è rasentata la parte bassa della previsione.

Ma non basta.

Conclusi i Giochi, UK Sport ha analizzato con attenzione i risultati per ciascuna delle 6 discipline ed ha prodotto la tabella che segue, 


E’ evidente come soltanto lo Skeleton e lo Snowboard abbiano raggiunto il target assegnato, mentre hanno fallito totalmente le altre discipline, addirittura lontane dall’obbiettivo minimo.

Cosa è successo, ad esempio nel bob, che era in predicato per la medaglia d’oro? O nel pattinaggio di figura finito all’11° posto?

Noi non sappiamo i contenuti delle discussioni all’interno di UK Sport, ma immaginiamo che qualche subbuglio ci sia stato.

Un dato di fatto è che UK Sport ha rivisto successivamente, ridimensionandole, le prospettive di medaglia per Tokio 2020.

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Dimissioni della CEO di UK Sport Liz Nicchol

Liz Nicchol ha annunciato il 13 novembre le sue dimissioni, che saranno effettive nella primavera 2019.

Alcune fonti giornalistiche hanno ventilato ipotesi di contrasti con il Governo, in particolare The Guardian ha elencato tutta una serie di critiche mosse alla Nicchol, tra cui quella del “vincere ad ogni costo”, dell’inflessibilità (che noi abbiamo definito cinismo), di avere creato un clima di paura, ecc.

Indubbiamente nei 20 anni passati a capo di UK Sport i risultati sono stati evidenti, ma ricordiamo che le critiche l’hanno accompagnata sempre. Critiche espresse anche nel corso di dibattiti parlamentari nella Camera Alta.

E’ possibile ipotizzare che il dibattito interno a UK Sport dopo i Giochi invernali abbia visto il prevalere della tendenza meno “inflessibile”? Noi pensiamo di sì e questo spiegherebbe le dimissioni della Nicchol. Ma perché solo nella prossima primavera saranno effettive?

Anche qui andiamo ad avanzare un’ipotesi ed è che UK Sport, nel giugno 2018, ha lanciato una consultazione pubblica per la raccolta di opinioni sulle modalità di pianificare una nuova strategia di sostegno per gli atleti dopo i Giochi di Tokio 2020. Alla chiusura della consultazione, il 19 agosto, 4.923 persone avevano risposto al questionario on line gestito da due agenzie indipendenti, mentre nella precedente consultazione erano state solo 924.

L’esito della consultazione, al momento noto solo agli ambienti ristretti di UK Sport, verrà reso pubblico in primavera….

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Programma Mental Health Support

Lo scorso 10 ottobre è stata annunciata la nuova strategia legata a questo programma di sostegno per gli atleti olimpici e paralimpici.

Il programma è stato pubblicato sul sito di UK Sport.

Leggendolo attentamente si evince come l’organizzazione britannica abbia compreso, diremmo noi finalmente, che i big data vanno bene, che gli algoritmi funzionano, che il sostegno finanziario è eccellente, ma che è necessario trattare l’atleta anche dal punto di vista psicologico, soprattutto per alleviare il carico di responsabilità che l’inflessibilità di UK Sport gli addossava.

Che non sia stato proprio questa la causa del “crollo” di alcune discipline ai Giochi invernali?

Un altro tassello, che può aiutare a comprendere la situazione attuale di UK Sport, è nel fatto che Marco Cardinale, "cervello" di casa nostra lasciato fuggire all'estero e personaggio fondamentale nell'organizzazione britannica, ha lasciato l'incarico di direttore dell'Istituto di Scienza dello Sport di UK per approdare ad altri lidi.


Giuseppe Antonini, Marcello Standoli


Accademia dei Maestri dello Sport “Giulio Onesti”


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