16/02/2024

Il post che pubblichiamo è una provocazione!

Da tempo si parla dell’inserimento degli E-Sport nel programma dei Giochi Olimpici.

L’articolo allegato a questo post “Videogiochi sport olimpici?” è apparso sulla rivista del Panathlon International nel 2018, ma non è affatto datato. Affronta un tema che diverrà sempre più attuale.

Naturalmente ci sarà un confronto, speriamo anche "acceso”, tra i fautori degli sport tradizionali e coloro che, al contrario, propendono per una visione più aperta alle mutate realtà sociali che caratterizzano i tempi attuali.

Il collega Livio Guidolin, nel suo intervento riportato nell’articolo al quale facciamo riferimento, si è dichiarato favorevole, motivando le ragioni di questa sua convinzione.

Per favorire il dibattito pubblichiamo anche uno studio, sempre del 2018, che esamina approfonditamente il fenomeno ed analizza il suo impatto sull’economia, sulla società, sull’educazione.

E voi cosa ne pensate?


Accademia dei Maestri dello Sport “Giulio Onesti”



ECCO ALCUNE RISPOSTE


Questa apertura agli e-sport non la controbatto ma la voglio discutere.

Partendo dalla definizione di allenamento del Prof. Vittori ed arrivando a quelle più raffinate che si trovano sui testi più avanzati, ultimo quello del collega Prof. Renato Manno – Basi metodologiche per l’allenamento nello sport -, trovo solo in minima parte una attinenza tra lo sport (classico) e gli e-sport: nella manualità e velocità della stessa così come nella reazione logica del cervello. Non trovo però nessun movimento, nessuna “fatica”, nessuno sforzo fisico che contraddistingue gli sport di movimento dagli sport da “poltrona” o “scrivania”. Manca quindi, secondo me, l’essenza prima dello sport, lo spostamento del corpo nello spazio-tempo, tramite impegni muscolo-scheletrici che, richiedendo energia derivante dalle classiche fonti aerobica o anaerobiche alattacide o lattacide, lo producono.

Lo sport moderno poi si è adeguato alle esigenze dei media (tv in primis) e del pubblico, su queste feci un intervento alla sessione AONI tenuta a Firenze, quando parlai di tutte le modificazioni “subite” dallo sport per questi motivi: vedi colori dei palloni o palline, vedi restringimento dei tempi con modifiche regolamentari ( es. pallavolo), vedi telecamere per i nulli nei salti/lanci o per i falli nel calcio, ecc. Ebbene anche questo requisito manca negli e-sport perché, come scrive il collega Guidolin … che sappiamo dona orgoglio e gioia ai praticanti molto più che piacere a coloro che vi assistono …

Le tv poi, almeno per ora,  non hanno modo di rendere visibili al grande pubblico le immagini che scorrono su piccoli schermi di pc o tablet, oltretutto senza vivere in diretta lo “scontro” tra gli avversari.

Certo, dopo l’inserimento tra gli sport di quelli cosiddetti della mente (scacchi, dama …) potremmo trovare spazio anche a questi, ma elevarli al rango di sport olimpici ce ne corre.

Chiudo come ho aperto e da quanto ho scritto si capisce che non li voglio controbattere ma … parliamone molto e approfonditamente.

FABIO CANACCINI (16/02/2024)


La reazione più immediata per chi è stato educato ad una certa concezione dello sport, sarebbe quella del rifiuto.

Ma, a ben riflettere, così non può essere.

Gli e-sport, infatti richiedono delle qualità e delle capacità non comuni: vedi, e mi limito solo a questo esempio, la percezione dei movimenti degli oggetti del videogioco, siano essi gli alieni che appaiono all’improvviso da ogni parte dello schermo o altre diavolerie, e quindi la reazione, la velocità dell’impulso cerebrale alla muscolatura dell’arto che deve governare con precisione spaziale la direzione del joystick sul bersaglio. Questa velocità di reazione è allenabile con esercizi e continua pratica e la componente della ripetizione dei gesti è difficilmente applicabile in considerazione della randomizzazione dei movimenti degli oggetti sullo schermo.

Quindi c’è anche una componente di dispendio energetico da considerare, sia in quanto il cervello comunque ha bisogno tanto di un adeguato apporto sanguigno che di energia per i processi neuronali, così come la muscolatura degli arti interessati è continuamente in attività. Certamente le quantità non sono elevate, ma comunque significative.

Detto questo, altro discorso è quello della inclusione degli e-sport nel programma olimpico.

La notizia era apparsa quando Los Angeles ha ottenuto l’organizzazione dei Giochi del 2028.

Il programma ufficiale, definito lo scorso ottobre, non ne vede la presenza.

Anche tenendo in considerazione le dichiarazioni del Presidente del CIO, non possiamo prevedere cosa succederà nelle successive edizioni.

E’ molto probabile che non faranno mai parte del programma ufficiale dei Giochi, mentre è più probabile la periodizzazione quadriennale di una manifestazione ad hoc, come la Olympic e-sport Week del 2023 a Singapore.

La mia convinzione che gli e-sport non entreranno mai nel programma olimpico scaturisce anche dal fatto che le compagnie televisive che sottoscrivono i contratti per i diritti dei Giochi Olimpici dell’ammontare di alcuni miliardi di dollari, influenzano le scelte verso quegli sport che hanno migliori possibilità di elevate audiences, elemento sul quale si basano le tariffe degli spot pubblicitari, che sono la remunerazione esponenziale del valore del contratto sottoscritto.

Condividendo quello che scrive il collega Guidolin “…che sappiamo dona orgoglio e gioia ai praticanti molto più che piacere a coloro che vi assistono…” non ritengo sia facile richiamare grandi platee televisive, almeno allo stato attuale e a meno che non si inventino formule per far sì che si divertano anche coloro che vi assistono, quindi stiano davanti ai teleschermi e si sorbiscano anche gli inserti pubblicitari.

Oppure… Oppure qualora a coprire l’intero ammontare della pubblicità preventivata vi sia un solo inserzionista, vale a dire il produttore del videogioco sul quale si cimenteranno i concorrenti.

Ipotesi questa non peregrina considerando quanto potrebbe essere l’ammontare del mercato di videogiochi creati ex novo per un torneo di e-sport.

MARCELLO STANDOLI (16/02/2024)


Vedo che in questi giorni si è toccato il tema degli e.sports e mi piace ascoltare il parere dei colleghi ma non mi sottraggo ad esprimere il mio pensiero al riguardo.

Premettendo che la mia educazione sportiva (e non solo) mi impone il rispetto delle opinioni altrui desidero fare alcune osservazioni:

-) Abbiamo sempre sostenuto, credo a ragione, che uno dei problemi legati al reclutamento e alla formazione sportiva dei giovani(dovuto peraltro ai tempi in cui viviamo) sia quello del sedentarismo, dell'utilizzo del loro tempo libero e anche del loro rapporto con il cibo quanto a qualità.Troppo del loro tempo è speso nel maneggiare il cellulare con giochini e messaggini, nel navigare davanti al PC non per ricerche culturali e nel giocare a lungo con la playstation, campo di gara degli e.sports.

-) Nel dovuto rispetto delle passioni altrui ben vengano eventi agonistici internazionali degli e-sports (come del resto già avvenuto nel 2023 a Singapore) ma per cortesia non parliamo per loro di ospitalità all'interno del programma tecnico dei Giochi olimpici.

-)I giochi olimpici con la loro storia e la loro tradizione sono già ormai oggetto di mercimonio da parte del CIO proteso nella continua ricerca di risorse economiche certamente ottenute ma in larga parte spese per fini non proprio di assistenza a Paesi in via di sviluppo.Ma qui è preferibile non scendere in particolari. Parlando solo dei Giochi olimpici estivi troviamo già nel programma tecnico di Parigi 2024 competizioni che nulla a che vedere con la storia e con lo spirito dei Giochi e cito Skateboard, Surf (programmato peraltro in Polinesia per ovvi motivi), le staffette miste U/D di Atletica e Nuoto, Basket 3/3, Arrampicata, Marcia a squadre mista U/D, Break dance (sic!). Il tutto in barba alla lotta al gigantismo da sempre sbandierata dal CIO.

ROBERTO FABBRICINI (18/02/2024)

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